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I giovedì musicali al liceo Zucchi di Monza
di Anne-Marie Turcotte


Con una lezione-concerto sul compositore francese Claude Debussy (I862-1918), si è aperto giovedì 25 settembre nell'aula magna del liceo classico Zucchi di Monza il ciclo di incontri dedicati alla musica pianistica della prima metà del Novecento.

Adalberto Maria Riva
Relatore di prestigio il pianista Adalberto Maria Riva. Docente di pianoforte al liceo musicale Vincenzo Appiani di Monza, il maestro Riva ha saputo intrattenere un folto pubblico composto in larga parte di studenti del liceo Zucchi, ma anche di adulti, con una serie di ascolti in registrazione e dal vivo, che ha toccato le fasi salienti della produzione di Debussy.

La panoramica storico-artistica sul periodo a cavallo fra Otto e Novecento, ha fatto da introduzione alla personalità artistica di Debussy, seguendo tutte le fasi importanti della vita culturale dell'epoca: dalla figura di Wagner come riferimento imprescindibile per ogni musicista dell'epoca, all'importanza culturale in Europa della Parigi dell'Esposizione Universale (1889), alla crisi del linguaggio tonale e delle forme musicali prestabilite.
La capacità di rimettere in discussione il linguaggio tonale senza tuttavia rinnegarlo, è una caratteristica di molti grandi compositori che di quel linguaggio faranno ancora largo uso. Nel caso di Debussy, si trova una continua dialettica tra impianti essenzialmente tonali e la scala esatonale, usata non tanto come risposta ad una crisi, quanto come necessario elemento di contrasto e di esplorazione armonica e sonora. Entrambe questi elementi caratteristici della sua musica (tonalità e scala esatonale) compaiono e scompaiono a seconda delle necessità, seguendo un criterio molto pratico di discorsività musicale.

Primo compositore dell'Occidente a considerare il timbro come elemento essenziale di costruzione, Debussy inizialmente troverà un terreno congeniale nella musica orchestrale.
Prélude à l'après-midi d'un faune (1894), considerato il manifesto dell'Impressionismo musicale, è il primo grande esempio di disgregazione della massa orchestrale, attraverso una continuità tematica in cui il flauto (simboleggiante il fauno) emerge come strumento conduttore. Il brano è la trasposizione in musica dell'omonima poesia di Mallarmé.
In La mer (1905), tre schizzi sinfonici pensati come veri e propri quadri musicali, è il solo titolo a creare il "programma". Nel primo brano, De l'aube à midi sur la mer, la descrizione musicale dell'alba e l'uso dell'onomatopea per richiamare elementi naturalistici quali il brusìo delle onde o del vento, diventano elementi musicali di per se stessi, a prescindere dalle note: questa rivoluzionaria novità compositiva suggerirà anche nuovi criteri di ascolto.

Dopo aver ultimato la composizione de La Mer (1905), Debussy lavorò al primo libro delle Images per pianoforte (sempre del 1905); lo strumento occupa una posizione centrale nella sua stessa vita artistica.
La celebre pianista francese Marguerite Long, prima interprete di buona parte della musica di Debussy, Fauré e Ravel (che le dedicò il Concerto in sol), ebbe il privilegio di ascoltare spesso Debussy al pianoforte, e ne ha lasciato una vibrante descrizione: "Come dimenticare l'elasticità, la dolcezza, la profondità del suo tocco! Suonava quasi sempre in mezza-tinta, ma con una sonorità piena e intensa, senza durezza di attacco. La gamma delle sue sfumature andava dal pianissimo ppp al forte. Considerava l'arte del pedale come una specie di respirazione". E tuttavia, è interessante notare come la sua personalità artistica si affermi prima nella produzione orchestrale, e solo in un secondo momento in quella pianistica: sia per la quantità che per la qualità, la sua opera pianistica è essenzialmente di maturità.
In Reflets dans l'eau, primo brano delle Images, ispirato dall'idea di uno stagno che riflette le forme vegetali circostanti e i piccoli elementi che ne increspano la superficie, è ancora percepibile il desiderio di riferimenti rumoristici.
In Hommage à Rameau, tutto il significato del brano è espresso dal titolo. Nel 1903 Debussy assistette ad un concerto in cui venne eseguita musica di Rameau, autore che lo impressionò profondamente; in seguito ebbe modo di conoscere a fondo la produzione del grande compositore settecentesco, collaborando con l'editore Durand all'edizione completa delle sue opere. Non cessò mai di esaltarne l'eleganza e di citarla come ideale estetico.
Mouvement, terzo ed ultimo brano della prima serie delle Images, è una sorta di moto perpetuo pieno di spirito e di fantasia.

Di un periodo posteriore sono i due libri di Preludi (1909-1912), ventiquattro pezzi di una descrittività più astratta, i cui singoli titoli vengono scritti alla fine dei pezzi e tra parentesi, quasi a voler a suggerire una chiave di lettura senza imporla. Il carattere intimista di questi brani è rivelato dallo stesso Debussy, che ne parlerà come di una musica " destinata ad eseguirsi a quattr'occhi, lontano da sguardi indiscreti".
I quattro preludi ascoltati nel corso di questa lezione hanno messo in rilievo un tratto importante dell'ultima produzione debussiana, la capacità di convogliare nella sua creazione pianistica gli elementi più diversi, a volte anche extra-musicali: dai riferimenti letterari, alla commistione di temi orientali con temi antichi, alla riscoperta della storia come fonte di ispirazione.
Canope è una sorta di deplorazione funebre: il titolo si riferisce al canopo, urna funeraria egizia o etrusca (Debussy ne possedeva due). All'atmosfera di elegiaca rassegnazione alla morte, si mischia il fascino della musica orientale, evocata da una linea melodica cromatica che si contrappone all'iniziale armonia modale.
Hommage à Pickwick fa riferimento al protagonista del celebre romanzo di Dickens "Il Circolo Pickwick". Pagina colorata, che si apre con una bonaria e pomposa storpiatura dell'inno nazionale inglese.
Danseuses de Delphe è ispirato a un frammento scultoreo del tempio di Delfo che raffigura tre danzatrici (Debussy ne aveva visto la foto al Louvre).
Des pas sur la neige, è di nuovo un brano descrittivo, ma di un descrittivismo particolare: qui il senso di gelo e di immobilità è reso dallo stravolgimento del rapporto fra tema e sfondo. Gli scarni elementi tematici, infatti, vengono facilmente dimenticati dopo l'ascolto, e nella memoria rimane soprattutto l'insistente inciso ritmico che permea tutto il pezzo.

Iniziativa di grande peso culturale, questa lezione-concerto ha potuto beneficiare di un pubblico attento, e soprattutto di qualità: nel breve intervallo, alcuni allievi dello Zucchi hanno fatto capannello attorno al pianoforte eseguendo a turno alcuni brani, tra cui proprio un brano di Debussy, Le petit nègre: momento significativo, che ha decretato il successo dell'iniziativa tanto quanto gli applausi finali.
Un caloroso ringraziamento al maestro Adalberto Riva per l'instancabile lavoro di preparazione di queste lezioni-concerto, prezioso strumento di conoscenza e divulgazione, che ha permesso di vivere un momento di ascolto privilegiato.
E grande encomio alla sua maturità pianistica e artistica, testimoniata da un curriculum e un'attività artistica di rilievo.

Prossimi incontri sulla letteratura pianistica dal 1900 al 1950:
tutti i giovedì dal 2 al 23 ottobre, il 4 e 18 dicembre, sempre alle 14,15 nell'aula magna del liceo classico Zucchi di Monza.
Ingresso libero.
Segnaliamo inoltre il ciclo di incontri sul Romanticismo, in collaborazione con il liceo musicale Vincenzo Appiani, che si terrà presso la Sala Maddalena ogni giovedì alle ore 21 dal 30 ottobre al 27 novembre.

Anne-Marie Turcotte



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  27 settembre 2003